OGM: CHIARIMENTI E RIFLESSIONI SUL TEMA
A seguito della recente decisione dell’Unione Europea di autorizzare
la coltivazione di due nuove specie di mais OGM, oltre al rinnovo
dell’autorizzazione per tre specie, due di mais e una di barbabietola da
zucchero, il dibattito (mai del tutto spento) sulla sicurezza di questi
organismi il cui DNA è stato modificato, si è riacceso.
di Beatrice Rassati
Ormai, sembra che gli
OGM facciano parte delle nostre vite in maniera irrinunciabile; così
sicuramente è per gli scienziati che in larga parte si schierano a favore
dell’utilizzo e del continuo miglioramento, attraverso la ricerca, di questi
innovativi organismi. Per i meno informati, invece, il termine “OGM” può ancora
suscitare dubbi e preoccupazioni.
Innanzitutto, cosa
sono gli OGM
Per Organismi Geneticamente Modificati (OGM) si intendono
tutti quegli organismi il cui patrimonio genetico sia stato modificato
attraverso interventi di ingegneria genetica. Non sono considerate GM
(“geneticamente modificate”) tutte le specie derivate da una modificazione
genetica spontanea o tramite incrocio (una tecnica di mutazione genetica
praticata da secoli che ha permesso di unire caratteristiche presenti in due
individui diversi, anche non appartenenti alla stessa specie, attraverso il
rimescolamento dei genomi dovuto alla riproduzione).
Fin dagli anni ‘90, le tecniche di ingegneria genetica
permettono di inserire all’interno di una cellula frammenti di DNA esogeno
contenenti geni che conferiscono nuove caratteristiche agli organismi, come per
esempio la resistenza a virus e batteri.
Per quanto riguarda i vegetali
Uno
dei metodi maggiormente utilizzati consiste nell’impiego dell’agrobatterio (Agrobacterium tumefaciens), un
microrganismo innocuo per l’uomo capace di trasferire alcuni suoi geni alle
piante. Un altro metodo è quello della biolistica, per cui dei microproiettili
d’oro o di tungsteno ricoperti di frammenti di DNA vengono “sparati” a velocità
elevata su cellule vegetali, foglie o semi.
Le piante transgeniche sono ormai diffuse in tutto il mondo:
moltissimi laboratori di ricerca le coltivano in condizioni controllate per
studiarne le caratteristiche e per ricercare nuovi metodi di trasferimento del
materiale genetico. Per quanto riguarda le coltivazioni in campo aperto, alcuni
paesi come USA, Canada, Cina e Brasile permettono di utilizzare piante OGM.
In
Europa, uno dei maggiori produttori di OGM è la Spagna, che possiede sul proprio
territorio coltivazioni di mais Mon810 (specie brevettata dall’azienda americana
Monsanto, che contiene il gene, derivato dal batterio Bacillus thuringensis, per la produzione della tossina Bt ad azione
insetticida). In altri paesi europei, tra cui l’Italia, è severamente vietato
coltivare piante geneticamente modificate, ma non è vietato importare prodotti
derivanti da questo tipo di colture.
Dal momento che comprende sia paesi pro-OGM, sia paesi
contro, come si pone l’UE nei confronti
di questa importante tematica?
Prima di autorizzare la coltivazione e la conseguente
diffusione sul mercato di una determinata specie geneticamente modificata, l’EFSA
(“Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare”) svolge un’analisi dei
possibili rischi correlati alla commercializzazione. In particolare, la
valutazione della sicurezza degli OGM si basa sia su analisi chimiche mirate ad
evidenziare la presenza di sostanze qualitativamente e quantitativamente
diverse rispetto ai corrispettivi convenzionali, sia su test svolti su animali
alimentati con un determinato OGM per osservare la possibile insorgenza di
effetti indesiderati.
Spesso i dati raccolti dall’EFSA vengono confrontati con
quelli delle multinazionali che hanno inventato la nuova variante vegetale,
offrendo così un ulteriore controllo rispetto ai dati elaborati delle singole
aziende private. Con la direttiva 2015/412, l’UE ha permesso ai singoli stati
membri di scegliere autonomamente la linea da mantenere dei confronti dell’agricoltura
OGM, consentendo di esprimere ad ognuno di essi il consenso oppure il rifiuto
di ospitare sul proprio territorio coltivazioni di piante geneticamente
modificate.
Per quanto riguarda la commercializzazione, secondo la normativa
europea, un prodotto può venire considerato non-OGM solo se presenta un contenuto
di materiale geneticamente modificato inferiore allo 0.9%.
Quali potrebbero
essere i rischi per la salute dei consumatori di alimenti contenenti OGM?
Uno
dei maggiori rischi correlati al consumo di questi cibi è quello dello sviluppo
di nuove allergie. L’integrazione da parte di un organismo di un gene
proveniente dall’esterno determina la sintesi di una proteina normalmente non
sintetizzata da quella specie, come chiarito dal cosiddetto dogma centrale
della biologia molecolare: il flusso di informazione genetica parte dagli acidi
nucleici (DNA e RNA) per arrivare alle proteine, in un processo unidirezionale.
Queste proteine, in alcuni casi, potrebbero non essere riconosciute dal sistema
immunitario umano e causare, così, una reazione allergica.
Un punto spesso
evidenziato da coloro che si schierano contro gli OGM è che non è stato ancora
possibile sviluppare un rapporto riguardante gli effetti a lungo termine di
questi sulla salute; tuttavia, è anche vero che molti altri alimenti non-OGM,
come per esempio la carne rossa, sono continuamente sotto attacco per i rischi
che possono comportare in termini di salute. È impensabile non tenere in
considerazione questo appunto sollevato da coloro che si dichiarano contrari,
ma va detto che sarebbe più ragionevole adottare un approccio cauto in materia
di OGM tentando di fermare temporaneamente la commercializzazione di tali
prodotti, senza però impedire la ricerca che permetterebbe, nel tempo, di
ottenere risultati certi riguardo al presunto rischio per la salute umana. Norme
che limitano la coltivazione in campo aperto di vegetali OGM, come quelli
vigenti in Italia, valide anche per scopi limitati alla ricerca, hanno determinato
uno stallo del panorama scientifico su questo argomento.
Qual è l’impatto ambientale
delle coltivazioni OGM
L’introduzione massiccia nell’ambiente di organismi
geneticamente modificati può essere un rischio per la biodiversità. Le piante
GM spesso contengono geni che conferiscono maggiore resistenza ad agenti
atmosferici, batteri, parassiti o insetti; queste caratteristiche acquisite
possono determinare un vero e proprio vantaggio evolutivo a discapito delle
specie non-OGM che potrebbero, quindi, all’estremo, rischiare l’estinzione. È
da considerarsi, comunque, un’eventualità assai remota, che potrebbe comunque
rientrare in quello che è un processo evoluzionistico che da sempre ha
caratterizzato il progredirsi delle specie.
Un altro importante aspetto da tenere
a mente è la resistenza agli antibiotici: sia la diffusione nell’ambiente, sia
il consumo di OGM potrebbero portare al trasferimento di geni per la
farmacoresistenza a batteri, anche patogeni, che, di conseguenza, potrebbero
non risultare più trattabili con gli antibiotici che ora sono a nostra disposizione.
Per questo motivo, l’EFSA ha stilato una lista dei possibili geni a rischio di determinare
resistenza e ha espresso delle linee guida per limitarne l’uso. Va sottolineato
che la farmacoresistenza è una problematica di sanità pubblica che non coinvolge
solamente gli OGM ma anche l’eccessivo uso di antibiotici che spesso si riscontra
nella popolazione dei paesi più sviluppati.
Un’altra importante nota è che gli
antibiotici utilizzati per le piante non sono gli stessi utilizzati in campo
medico-sanitario, perciò è improbabile che siano indotte resistenze che possano
minare la salute umana.
Nuove tecniche di manipolazione genica, come il “genome
editing”, che permette di produrre singole mutazioni del tutto simili a quelle
che avvengono in natura in maniera casuale e, quindi, di modificare il genoma
degli organismi senza trasferire geni da altri, continuano a portare il
dibattito sugli OGM a nuovi livelli. I vegetali ottenuti con la tecnica del
“genome editing” promettono di superare alcune di quelle che sono le
preoccupazioni in tema di OGM e permettono, senza dubbio, di validare le grandi
potenzialità della ricerca scientifica.