Analisi di mercato e l' effetto del conflitto Russia e Ucraina sull' import - export

 



Gli ultimi due anni, caratterizzati dai devastanti effetti sociali ed economici causati dalla pandemia da COVID-19, hanno rimesso al centro del dibattito politico la capacità di adattamento del nostro sistema agricolo e alimentare.

Gli sforzi dei nostri produttori hanno costantemente assicurato cibo di qualità, a un prezzo equo, sulle tavole degli italiani, nonostante le enormi difficoltà legate all'emergenza sanitaria.

Il 2021 si è chiuso all'insegna di un cauto ottimismo, con il PIL italiano in aumento del 6,5% e con previsioni di un ulteriore incremento, per l'anno in corso, superiore al 4%. Le esportazioni agroalimentari hanno ampiamente superato i livelli del periodo pre-pandemia, raggiungendo la quota record di 52 miliardi di euro.

Sembravano esserci tutti gli elementi per guardare con fiducia ai prossimi mesi e anni, in un'ottica di crescita generalizzata dell'economia e dell'occupazione. 

Tuttavia, gli strascichi della crisi hanno continuato ad essere evidenti anche nei primi mesi di quest'anno, con un perdurante aumento generalizzato delle materie prime, dei prodotti energetici e dei suoi derivati in un quadro segnato da una crescita dell'inflazione (+5,7% su base annua nel mese di febbraio 2022) .

Purtroppo, la crisi tra Russia e Ucraina ha bruscamente allontanato le previsioni di un graduale ritorno alla normalità e, sovrapponendosi al protrarsi degli effetti della pandemia, ha improvvisamente introdotto nuovi e ulteriori fattori di instabilità, sociale ed economica.

In queste settimane il dibattito si è incentrato sul ruolo del mercato unico, sulle distorsioni del commercio internazionale e, soprattutto, sulla dipendenza dall'estero dell'Unione Europea e dell'Italia, per i prodotti energetici e per alcune materie prime agricole. 

La prima immediata conseguenza della crisi si è concretizzata in una nuova e ulteriore fiammata dei mercati dei prodotti energetici che ha spinto in forte aumento il prezzo del petrolio e soprattutto del gas naturale.

Tale fenomeno ha provocato un ulteriore generale peggioramento dei costi di trasporto e di riscaldamento, che già in precedenza gravavano su tutti i settori produttivi nazionali.

Nel settore agroalimentare, si aggiungono, per la prima volta dopo molti anni, le difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime agricole dall'area centro orientale dell'Europa, la quale, tradizionalmente, rifornisce il mercato dei cereali e dei semi oleosi dell'Unione Europea e dell'Italia.

Oltre al venir meno dai mercati internazionali dei prodotti di Russia e Ucraina, grandi esportatori di commodity per l'alimentazione umana e animale, l'eventualità di un blocco del commercio con altri paesi europei delinea uno scenario più complesso e incerto.

Le minacce di restrizioni all'esportazioni di cereali dell'Ungheria, uno dei primi partner italiani in questo settore, avevano accresciuto le preoccupazioni del settore zootecnico nazionale. Per fortuna, tale ipotesi è stata scongiurata.

Il potenziale proliferare di limitazioni al commercio internazionale da parte dei Paesi dell'area ex-sovietica e di alcuni dei Paesi membri della UE potrebbe, infatti, compromettere il mercato degli approvvigionamenti europei e la stessa natura del mercato unico, provocando uno shock generalizzato di ampia portata. 

Per il settore agricolo, l'incertezza dello scenario geopolitico ha ulteriormente accresciuto la volatilità delle quotazioni internazionali dei cereali e dei semi oleosi. I prezzi di frumento e mais, in Italia, hanno raggiunto i livelli più elevati degli ultimi anni.

A fronte di queste difficoltà, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) ha immediatamente attivato, con il supporto degli Enti Vigilati, meccanismi di monitoraggio per valutare, con dati oggettivi e certi, gli impatti della crisi in atto sui sistemi produttivi agroalimentari e proporre le possibili misure a sostegno delle imprese. 

Per le esportazioni italiane, il mercato russo era già stato seriamente compromesso nel 2014, quando Mosca ha imposto un embargo su gran parte delle eccellenze italiane (ortofrutta, carni fresche e trasformate e prodotti lattiero caseari), come ritorsione alle sanzioni della UE per l'avvio della crisi in Crimea.

Nel 2021, le esportazioni italiane in Russia ammontano a 661 milioni di euro, pari al 1,3% del totale delle vendite italiane, con i principali prodotti rappresentati da caffè torrefatto, vini in bottiglia e spumanti.

L'Italia è il primo fornitore di vino in Russia, ma il valore esportato (148 milioni di euro) è pari a circa il 2% del totale delle vendite all'estero del settore e la Federazione Russa detiene la 12° posizione tra i partner commerciali della filiera vitivinicola nazionale. 

Le esportazioni agroalimentari in Ucraina risultano più circoscritte, con un valore di 365 milioni di euro, che rappresenta lo 0,7% del totale delle vendite italiane.

Dal 1° gennaio 2022, prima del deflagrare del conflitto in Ucraina, anche la Bielorussia si è adeguata alle politiche commerciali della Russia, decretando il blocco delle importazioni di alcuni prodotti italiani ed europei, quali ortofrutta, carni fresche e trasformate, prodotti lattiero caseari e dolciumi.

D'altra parte, occorre precisare che con circa 40 milioni di euro di esportazioni e poco meno di 2 milioni di importazioni nel 2021, il peso di questo Paese sulla bilancia commerciale agroalimentare italiana può essere considerato molto limitato. 

Negli ultimi cinque anni, tuttavia, questi Paesi hanno registrato sensibili aumenti delle vendite italiane ed è pertanto necessario attuare tutte le misure utili a mantenere le nostre quote di mercato, allo scopo di non rallentare la fase di espansione delle aziende italiane (cito, a titolo esemplificativo, l'Asti spumante e il Prosecco).

Il recente blocco imposto dalla UE alle esportazioni di beni di lusso in Russia ha colpito, in maniera differenziata, alcune eccellenze del "Made in Italy", con un impatto limitato per l'agroalimentare. Oggi, l'Italia importa oltre il 60% dei propri fabbisogni di frumento tenero e circa il 50% di mais e il mercato nazionale è largamente esposto alle turbative del mercato globale.

Il nostro Paese e l'Europa non sono più quelli che abbiamo conosciuto fino a due anni fa. Le sfide che ci attendono necessitano di politiche e strumenti adeguati alla nuova realtà.

Sintesi dell'intervento del Ministro Stefano Patuanelli alla Camera dei Deputati in relazione all'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime e agli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.


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